I Marlene Kuntz danno il via al tour estivo che celebra i 30 anni del primo album Catartica. Si parte da Milano.
C’è stato un tempo della mia vita in cui passavo la quasi totalità delle giornate cercando di definire i miei gusti musicali. Erano i giorni in cui assumevo sempre di più le sembianze di un’adolescente, con annesse le problematicità tipiche di chi è costantemente in cerca di qualcosa ma non si sa bene cosa – basta che non sia il “cosa” di tutti gli altri. Quando c’erano riferimenti musicali ben diversi da oggi – le riviste, i negozi, la TV, soprattutto le persone, quelle più grandi, quelle più fighe – conobbi un ragazzo sul forum di MTV a cui devo gran parte di ciò che, musicalmente parlando, posso dire di essere oggi. Lui non c’è più nella mia vita, ma la musica che mi ha consigliato, quella sì, è rimasta. E per fortuna (per entrambe).
Giunto il momento di confessarci i rispettivi gusti in fatto di band e cantanti, non mi spinsi molto oltre a Jamiroquai, che ai tempi era per me l’emblema della perfezione e ritenevo una citazione più che sufficiente per far capire al mondo la mia predisposizione alla buona musica. Lui, invece, si prodigò in una lista ben più farcita contenente al suo interno questo nome curioso di cui azzardavo la pronuncia tra me e me senza poterne avere conferma da nessuno: Marlene Kuntz.
Con una connessione 56K limitata da regole familiari che seppur spesso infrante con mille trucchi, non riusciva a reggere un download decente di Napster, conobbi i miei primi Marlene Kuntz da Messaggerie Musicali a Roma, con due acquisti a Nice Price, ovviamente a scatola chiusa. Uno viola, l’altro rosso. Uno era Il Vile, l’altro Catartica.
Catartica me lo ritrovo oggi, a 30 anni dalla sua uscita, nell’”onda di parole” e musica che dal palco del Castello Sforzesco di Milano invade il pubblico che altro non vuole che rivivere il momento di quella scoperta.
E lo sento proprio dire da qualcuno dietro di me, o vicino a me, “Questi sono i Marlene che ricordo, caxxo!!”. Probabilmente molti di quelli che sono lì, sotto il palco e conoscono il disco a memoria – glielo si legge in faccia, sulle labbra – hanno avuto il privilegio di ascoltare Catartica dal vivo trent’anni fa, quando era ancora un disco poco sedimentato nella nostra memoria e nella storia delle nostre vite, e chissà come suonava allora.
Meglio di oggi? Peggio? Uguale? Sicuramente diverso. Perchè eravamo diversi noi, ed erano diversi loro, là sopra. Era diversa la formazione, erano diversi i tempi, era diversa l’anima della musica e come si viveva un live (ne dico una a caso: senza ansia di fare video e dirette su Instagram, per esempio?
E’ la prima cosa che hanno fatto anche loro, appena saliti sul palco!)
Sta di fatto che Cristiano e compagni emettono brani potenti perchè altrimenti non può essere.
Sono potenti nei riff che fendono l’aria e si sincronizzano perfettamente con i lampi che annunciano un acquazzone imminente – Canzone di Domani è il manifesto di quell’energia elegante che solo Godano, Fuoco su di Te letteralmente ci inghiotte – ma sono potenti anche nella tranquillità di pezzi che ci cadono addosso come carezze, come Infinità, che ci porta in quell’universo parallelo di nome Ho Ucciso Paranoia, che insieme a Il Vile costituisce la triade benedetta dei Marlene e che fa di questo live un sunto esemplare del primo periodo della band, in grado di protrarsi negli anni con la stessa giovinezza e vigore degli albori.
Le splendide Gioia (Che mi do), Mala Mela – che sento cantare per me più di molti altri brani, stasera – 1°2°3° intervallate da Aurora, L’Agguato, Lamento dello Sbronzo e Infinità che affinano ed elevano la portata del live, anticipano i tre brani che tutti aspettiamo dall’inizio: Festa Mesta, senza censura, l’unica festa del cazzo – e ribadiamolo, “cazzo”, senza perbenismo milanese a forma di adesivo bianco – a cui tutti siamo lieti di prender parte, e poi Sonica e Nuotando nell’Aria.
Se Ti Voglio Dire, che un po’ mi aspetto non arriva, mi consolo con un bis altrettanto goloso e inedito, perchè giunge contro ogni previsione Hanno Crocifisso Giovanni e poi ancora materiale vile, prima Come Stavamo Ieri e poi culmine massimo con Ape Regina, e altro non posso chiedere, nemmeno alla pioggia di smettere.
SCORE: 8,00
LA SCALETTA
Canzone Di Domani
Gioia (Che Mi Do)
Fuoco Su Di Te
Aurora
L’Agguato
Lamento Dello Sbronzo
Mala Mela
1°2°3°
Ineluttabile
Lieve
Festa Mesta
Sonica
Nuotando nell’AriaBIS
Hanno Crocifisso Giovanni
Come Stavamo Ieri
Ape Regina
M.K.
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https://www.instagram.com/marlenekuntzofficial/
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