“Songs of a Lost World” è un disco commoventemente malinconico. Ogni volta che l’ascolto mi fa venire i brividi, le lacrime!
È un album che, con la sua potente intensità e la sua oscura bellezza, si crogiola in un’estetica decadente, avvolgendo, chi lo ascolta, in un abbraccio freddo ma confortante.
“Songs of a Lost World” è, ancor prima di essere un disco fatto di canzoni, un evento.
L’ultima volta che ci avevano lasciati era nel 2004, con “4:13 Dream”.
Un dato ormai acquisito che rappresenta un tempo immenso – sedici anni – soprattutto nel mondo discografico, e non da sottovalutare. Questo album celebra una rinascita e, soprattutto, ci restituisce la bellezza: la bellezza di nuove canzoni di una delle migliori band della storia della musica, che è sempre riuscita, con la sua narrazione, a entrare nei meandri emotivi della desolazione e della tristezza, raccontando in modo empatico le pulsioni dell’anima e del dolore.
I temi principali dell’album sono quelli di sessantenni alle prese con il passare del tempo, con le perdite della vita, il rimpianto, l’amore e una profonda riflessione su vita e morte, il tutto legato da una forte connessione emotiva.
I Cure sono maestri nell’affrontare i meandri della solitudine e della desolazione umana; e qui, ancora una volta, ci guidano nella riflessione sulle perdite e sui rimpianti che costellano la vita, in un’affascinante meditazione sull’amore, il tempo e il senso ultimo dell’esistenza. Sono temi universali, certo, ma raccontati dalla prospettiva di chi ha vissuto abbastanza da comprendere il valore fugace di ogni istante, ogni legame, ogni ferita.
Questo album è essenziale, ridotto all’osso, un distillato di otto tracce che non conoscono compromessi e si mantengono lontane dalle logiche commerciali. Ogni canzone è un piccolo frammento di oscurità, un pezzo di verità che, per quanto amara, ci riporta alla nostra essenza più vera. È la tensione dei Cure, pura e disarmante, quella che ha fatto vibrare le corde del tempo sin dai tempi di “Disintegration” e che qui sembra ritrovare nuova linfa.
In un mondo accelerato, dopato, sempre più cieco di fronte alla bellezza autentica e intrappolato nell’illusione della felicità immediata, “Songs of a Lost World” è un dono raro. È un promemoria della nostra fragilità, un capolavoro della decadenza e un inno alla malinconia che, in fondo, ci rende umani.
Grazie, Cure, per quest’ennesimo viaggio nel lato oscuro della bellezza.
Infinito!
TRACCIA PER TRACCIA COMMENTATA DA ROBERT SMITH
Passo molto tempo a girovagare fuori di notte, a guardare il cielo, di solito con un fuoco che tremola da qualche parte lì vicino… mentre le fiamme si spengono, le stelle si spengono e l’alba inizia a spuntare, c’è sempre un momento in cui non posso fare a meno di provare un senso travolgente di essere molto perso, molto solo, molto vicino alla fine… quella sensazione è ciò che sto cercando di catturare in Alone.
Una volta scritta questa canzone, sapevo che l’album Songs Of A Lost World sarebbe stato realizzato.
AND NOTHING IS FOREVER
And Nothing Is Forever è stato ispirato da una promessa che ho fatto a una persona amata, che sarei stato con lei quando sarebbe morta.
Riguarda l’accettazione della mortalità e la terribile paura che abbiamo di morire da soli.
A FRAGILE THING
Una cosa fragile è guidata dalle difficoltà che affrontiamo nello scegliere tra bisogni reciprocamente esclusivi e nell’affrontare il futile rimpianto che può seguire queste scelte, per quanto siamo sicuri di aver fatto le scelte giuste… può essere spesso molto difficile essere la persona che dovresti essere veramente.
WARSONG
La versione originale di Warsong parlava di qualcuno con cui ho litigato, fatto pace, litigato, fatto pace, più e più volte nel corso degli anni…
Ho capito che quello che stavamo facendo era un po’ quello che troppe persone sembrano fare, spesso su una scala molto più grandiosa e violenta.
Ogni anno un’altra guerra… è molto difficile capire perché così tanti di noi siano spinti a combattere e combattere e combattere, a meno che non sia il caso che questo sia semplicemente ciò che siamo come esseri umani?
DRONE:NODRONE
Stavo gironzolando fuori dal retro di casa mia e un drone con telecamera è volato sopra… mi ha disturbato, in realtà mi ha fatto davvero incazzare.
È stato un orribile promemoria della natura invadente e sorvegliata del “mondo moderno”.
Drone:nodrone è stato ispirato dalla strana difficoltà che ho avuto nell’accettare non solo l’evento in sé, ma anche la mia reazione all’evento… e dalla difficoltà ancora più strana che ho nell’accettare la realtà in generale… riguarda anche quanto sia difficile per me rinunciare al caos!
I CAN NEVER SAY GOODBYE
I Can Never Say Goodbye parla della morte inaspettata di mio fratello maggiore Richard.
Ho scritto la musica il giorno dopo la sua morte, ma ho lottato a lungo per trovare le parole giuste… Alla fine ho deciso per una semplice narrazione lirica di ciò che è successo l’ultima sera che sono stata con lui.
È stata una canzone molto difficile da cantare nel tour Shows Of A Lost World, ma è sempre stata grandiosa.
Eseguirla sul palco mi ha aiutato ad affrontare il mio dolore.
Mi manca.
ALL I EVER AM
All I Ever Am parla di quanto sia difficile per me “essere” nel momento presente, informato da domande su come “io” rimanga “io” nel tempo… So nella mia testa che sono la somma di una moltitudine di altre versioni più giovani di me, ma ci sono momenti in cui non riesco proprio a crederci, non riesco proprio ad accettarlo!
È una strana sensazione di dissociazione, una sensazione che qualcosa non vada… ed è un ciclo di feedback, perché sono la somma dei miei ricordi, ma allo stesso tempo, i miei ricordi stessi vengono cambiati da chi sono ora… Ho sempre trovato la persistenza di “essere nel tempo” un argomento affascinante… o no?!!
ENDSONG
Il 2019, l’anno in cui ho compiuto 60 anni e i Cure hanno registrato questa nuova musica, ha segnato il 50° anniversario di Man on the moon. Quell’estate ero molto fuori, guardando in alto e indietro, lamentando il passare del tempo e invecchiando in un mondo sempre più distrutto.
Endsong chiude l’album Songs Of A Lost World con la canzone di apertura Alone in ogni modo; i temi sono molto simili, intrecciati, le canzoni quasi si riecheggiano a vicenda… Mi sento più o meno allo stesso modo quando sto fuori a guardare la luna come quando avevo dieci anni, ma so che il mondo sotto i miei piedi non è più lo stesso di prima, e so che non lo sono nemmeno io.
Questa consapevolezza mi rode, ed è resa molto peggiore dall’immutabile volto lunare. Lasciato solo con niente
SCORE: 9,50
Alone – Voto 9,50
And Nothing Is Forever – Voto 9,50
A Fragile Thing – Voto 9,50
Warsong – Voto 9,50
Drone:Nodrone – Voto 9,50
I Can Never Say Goodbye – Voto 10,00
All I Ever Am – Voto 9,50
Endsong – Voto 10,00
I VOTI DEGLI ALTRI
Nme: Voto 10,00
The Guardian: Voto 10.00
Clash: Voto 9,00
Uncut: Voto 9,00
Mojo: Voto 8,00
Rolling Stone: Voto 8,oo
The Observer: Voto 8,oo
DA ASCOLTARE SUBITO
Alone – A Fragile Thing – I Can Never Say Goodbye – Endsong
DA SKIPPARE SUBITO
Impossibile!
TRACKLIST
DISCOGRAFIA
1979 – Three Imaginary Boys
1980 – Seventeen Seconds
1981 – Faith
1982 – Pornography
1984 – The Top
1985 – The Head on the Door
1987 – Kiss Me Kiss Me Kiss Me
1989 – Disintegration
1992 – Wish
1996 – Wild Mood Swings
2000 – Bloodflowers
2004 – The Cure
2008 – 4:13 Dream
2024 – Songs of a Lost World
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