Dal 6 al 13 dicembre Vinicio Capossela sarà impegnato in un tour internazionale che toccherà le città di Londra, Bruxelles, Berlino e Parigi con “Personal Standards”, un concerto nel quale il cantautore ripercorrerà la storia dei brani degli album dei primi 20 anni della sua carriera.
32 anni fa usciva “All’Una E Trentacinque Circa”, il primo disco di Vinicio Capossela.
L’album, nato sotto l’egida del grande Renzo Fantini e tenuto a battesimo da Francesco Guccini, vinse la Targa Tenco e segnò l’inizio di un felice e caleidoscopico percorso artistico.
Gli esordi espressi nel revival di motivi innalzati a personal standards. Intorno all’una e trentacinque il club si rianima coi personaggi della vecchia mitologia. Pioggia e moquette, flashback, nottambuli, nomi esotici di pianobar nell’epico vagabondare tra anima e parole, cupa mondanità e sensazioni memorabili. “Un mondo pieno di guai, affollato di guitti stralunati, strade chiassose e vecchie macchine”.
Avventurieri di frontiera tra confidenze, segrete proposte e rese in grande stile. Vita rifratta, geografia intima di una fuga tra i riflettori. Tra malinconia e illusioni, la seduzione dello swing. Riff e versi si scoprono cult sotto la lima del tempo.
IL DISCO
All’una e trentacinque circa il Pjazza di Bellaria Igea Marina si svuotava e diventava la culla dei nottambuli e dei lunatici, quelli che non si arrendono mai e, se si arrendono, lo fanno in grande stile. Erano loro il primo pubblico delle canzoni di questo disco, registrate su una cassetta in un pomeriggio d’agosto del 1989.
Pochi mesi più tardi, la cassetta finì nello stereo di Francesco Guccini in via Paolo Fabbri 43, e da lì nelle generose mani di Renzo Fantini, manager e produttore dello stesso Guccini e di Paolo Conte. Un anno dopo la registrazione di quella cassetta, sempre ad agosto, il disco prese vita e divenne una sorta di film noir. Un Round midnight girato nell’Emilia dei CCCP e di Pier Vittorio Tondelli.
Alla fine dell’estate 1990, una sera, nel locale Il posto di Verona c’era anche Enrico De Angelis, che segnalò Capossela adAmilcare Rambaldi per invitarlo al Premio Tenco di quell’anno. «Vinicio seguiva stilisticamente una strada che noi amavamo moltissimo: quella di Tom Waits e di Paolo Conte. […] Ci colpì il fatto che quel modo di scrivere e cantare […] avesse trovato un continuatore». Nel 1991 il disco fu premiato con la Targa Tenco per la migliore opera prima, in ex aequo con Passa la bellezza di Mauro Pagani.
Così quell’orario di esibizione si è trasformato in un disco odoroso di pioggia e moquette. Lampi biografici, canzoni scritte ad anticipare la vita quando ancora ci si faceva pace. Asfalto, lamieroni, locali epifanici come l’Escandalo o il Corallo. Istantanee disarmanti che rendono epico il viaggio, in cui è il suono, più che il senso delle parole, a dare corpo al mondo. «I suoni fanno da sfondo a un mondo immaginario. Un mondo pieno di guai, affollato di guitti stralunati, strade chiassose e vecchie macchine». I suoni sono quelli di Antonio Marangolo, Jimmy Villotti, Ellade Bandini, Enrico Lazzarini.
Tutto è partito da una melodia al pianoforte che ricordava una canzone di Dylan, I Was Young When I Left Home. Le parole ce le ha messe la vita con le sue fratture, e quel soffio ha allargato tutta la geografia. È l’epica del pianobar.
LA BAND
Ad accompagnarlo in questo viaggio Enrico Lazzarini (contrabbasso), Antonio Marangolo (sassofono) Giancarlo Bianchetti (chitarra) Zeno De Rossi (batteria).
IL CALENDARIO
martedì 6 dicembre
LONDRA – Shepherd’s Bush Empire
venerdì 9 dicembre
BRUXELLES – Espace Lumen
lunedì 12 dicembre
BERLINO – COLUMBIA THEATRE
martedì 13 dicembre
PARIGI – ALHAMBRA
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